Quella luce che è la storia spietata. Essa ha questa stranezza divina, che, cioè, per quanto sia luce ed appunto perché tale, mette spesso ombre dove si vedevano i raggi e fa dello stesso uomo due diversi fantasmi, uno dei quali combatte l'altro, facendone giustizia. Le tenebre del despota lottano contro il fulgore del capitano; ne scaturisce una misura più esatta nel definitivo apprezzamento dei popoli. Babilonia violata diminuisce Alessandro; Roma incatenata diminuisce Cesare; Gerusalemme sterminata diminuisce Tito. La tirannia segue il tiranno: disgraziato l'uomo che lascia dietro di sé ombre che assumono le sue forme.
V • IL «QUID OBSCURUM» DELLE BATTAGLIETutti conoscono la prima fase di questa battaglia: un inizio torbido, incerto ed esitante, minaccioso per ambo gli eserciti ma più per gli inglesi che per i francesi.
Era piovuto tutta la notte e il terreno era stato sconvolto dall'acquazzone; qua e là, l'acqua raccolta in pozzanghere come tinozze, tanto che in certi punti i carriaggi dell'artiglieria s'immergevano fino agli assi. I sottopancia dei cavalli gocciolavano di fango liquido, e se le spighe di grano e di segala abbattute da quella fila di carri in marcia non avessero colmato le carreggiate e fatto un letto sotto le ruote, qualunque movimento, in particolare nelle vallette dalla parte di Papelotte, sarebbe stato praticamente impossibile.
La faccenda incominciò tardi. Abbiamo spiegato che Napoleone aveva l'abitudine di tener tutta l'artiglieria in pugno come una pistola, prendendo di mira ora questo ed ora quel punto della battaglia; perciò aveva voluto aspettare che le batterie già pronte potessero muoversi e galoppare liberamente.
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