Quid obscurum, quid divinum; ed ogni storico rivela ciò che gli piace, in quelle confusioni. Qualunque sia il piano dei generali, l'urto delle masse armate ha riflussi incalcolabili; durante l'azione, i piani dei due capi entrano l'uno nell'altro e si deformano reciprocamente. Il tal punto del campo di battaglia divora più combattenti del tal altro, come quei terreni più o meno spugnosi, che bevono più o meno presto l'acqua. Si è così obbligati a rovesciare là più soldati di quanto non si vorrebbe; e queste spese sono impreviste. La linea di battaglia ondeggia, serpeggia come un filo, rivoli di sangue non previsti scorrono, le fronti degli eserciti ondeggiano ed i reggimenti, entrando od uscendo, forman capi o golfi, tutti quegli scogli si muovono continuamente, gli uni davanti agli altri. Dov'era la fanteria, sopraggiunge l'artiglieria; i battaglioni sono fumacchi; lì v'era qualcosa e, quando cercate, tutto è scomparso; i vuoti si spostano, mentre avanzano e si ritirano sinistre pieghe; una specie di vento sepolcrale spinge e ricaccia, gonfia e disperde quelle tragiche moltitudini. Che è una mischia? È un'oscillazione: l'immobilità d'un piano matematico esprime un minuto, non già una giornata. Per dipingere una battaglia, ci vogliono quei possenti pittori che hanno il caos nel pennello. Rembrandt vale di più di Van Der Meulen, il quale, veridico a mezzogiorno, mente alle tre. La geometria inganna e solo l'uragano è vero; questo dà a Folard il diritto di contraddire Polibio.
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Van Der Meulen Folard Polibio
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