Aggiungiamo che v'è sempre un istante in cui la battaglia degenera in zuffa, si fa particolare, si frantuma in innumerevoli azioni singole che, per citare l'espressione dello stesso Napoleone, «appartengono piuttosto alla biografia dei reggimenti che alla storia dell'esercito». Lo storico, in tal caso, ha l'evidente diritto di riassumere; non può afferrare altro che i principali contorni della lotta. A nessun narratore, per coscienzioso che sia, è dato di fissare in modo assoluto la forma di quell'orribile nube che si chiama una battaglia. E questo, vero di tutti gli urti armati, è particolarmente applicabile a Waterloo. Pure, nel pomeriggio, ad un certo punto, la battaglia si precisò.
VI • LE QUATTRO POMERIDIANEVerso le quattro, la situazione dell'esercito inglese era grave. Il principe d'Orange comandava il centro, Hill l'ala destra, Picton la sinistra; il principe d'Orange, smarrito e intrepido, gridava ai belga-olandesi: Nassau! Brunswick! Mai indietro! Hill, spossato, veniva ad addossarsi a Wellington e Picton era morto. Nello stesso minuto in cui gli inglesi portavan via ai francesi la bandiera del 105° reggimento di fanteria, i francesi uccidevano il generale Picton con una palla attraverso il capo. La battaglia, per Wellington, aveva due caposaldi, Hougomont e la Haie-Sainte: Hougomont resisteva ancora, ma bruciava, e Haie-Sainte era stata presa; del battaglione tedesco che la difendeva sopravvivevano soltanto quarantadue uomini, e tutti gli ufficiali, meno cinque, erano morti o prigionieri.
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