Vi fu un silenzio terribile; poi, subitamente, una lunga fila di braccia alzate che brandivan la sciabola apparve al disopra della cresta, poi gli elmi, trombe e bandiere e tremila teste dai baffi grigi, che gridavano: «Viva l'imperatore!» infine tutta quella cavalleria sboccò sulla spianata, e parve il sopraggiungere d'un terremoto.
Ad un tratto, cosa tragica, alla sinistra degli inglesi, alla nostra destra, la testa di colonna dei corazzieri s'impennò con uno spaventoso clamore. Giunti al punto culminante della cresta, stremati, abbandonati alla loro furia e alla loro corsa sterminatrice sui quadrati e sui cannoni, i corazzieri s'eran visto davanti, fra sé e gli inglesi, un fossato, anzi una fossa: era la strada incassata d'Ohain.
Momento spaventoso. Il precipizio era lì, inatteso e spalancato, a picco sotto le zampe dei cavalli, profondo due tese fra la duplice scarpata; la seconda fila vi spinse dentro la prima, la terza vi spinse la seconda. I cavalli si rizzavano e si buttavano indietro, cadendo sulla schiena e dimenando in aria le quattro zampe, schiacciando e ribaltando i cavalieri. Impossibile indietreggiare. L'intera colonna era un proiettile e la forza destinata a schiacciare gli inglesi schiacciò i francesi; l'inesorabile baratro non poteva arrendersi se non colmato e cavalieri e cavalli vi rotolarono alla rinfusa, fracassandosi gli uni cogli altri e formando una sola massa di carne; poi quando quella fossa fu piena d'uomini viventi, fu possibile camminar loro sopra, ed il resto passò. Quasi un terzo della brigata Dubois precipitò in quell'abisso.
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Ohain Dubois
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