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      Vi sono momenti, nelle battaglie, in cui l'anima indurisce l'uomo fino al punto di mutare il soldato in statua, in cui tutta quella carne si fa granito. I battaglioni inglesi, assaliti disperatamente, non si mossero d'un palmo.
      Allora si vide una cosa spaventosa. Tutti i lati dei quadrati inglesi furono assaliti contemporaneamente e un vortice frenetico li avvolse, ma quella fredda fanteria rimase impassibile. La prima fila, col ginocchio a terra, riceveva i corazzieri sulle baionette e la seconda fila li fucilava; dietro la seconda fila, i cannonieri caricavano i pezzi e la fronte del quadrato s'apriva, lasciava passare un'eruzione di mitraglia e si richiudeva. I corazzieri rispondevano schiacciando; i loro grossi cavalli s'impennavano, scavalcavano le file, saltavano al di lą delle baionette e ricadevano, giganteschi, in mezzo a quei quattro muri viventi; se le cannonate facevan dei vuoti fra i corazzieri, i corazzieri facevan delle brecce nei quadrati. File intere d'uomini sparivano, stritolate sotto i cavalli e le baionette s'immergevano nei ventri di quei centauri; donde una deformitą di ferite quale non si vide mai, forse, altrove. I quadrati, corrosi da quella cavalleria forsennata, si restringevano senza vacillare e, inesauribili di mitraglia, pareva esplodessero in mezzo agli assalitori. L'immagine di quel combattimento era mostruosa; quei quadrati non eran pił battaglioni, erano crateri; quei corazzieri non eran pił corazzieri, eran tempesta. Ogni quadrato era un vulcano assalito da una nube: la lava si batteva contro la folgore.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886