Il secondo reggimento delle guardie a piedi aveva perduto cinque tenenti colonnelli, quattro capitani e tre alfieri; il primo battaglione del 30° fanteria aveva perduto ventiquattro ufficiali e centodieci soldati; il 79° da montagna aveva ventiquattro ufficiali feriti, diciotto ufficiali morti, quattrocentocinquanta soldati morti. Gli ussari annoveresi di Cumberland, tutto un reggimento, con alla testa il suo colonnello Hacke, il quale doveva più tardi venir processato e radiato dai ruoli, avevan voltato le spalle alla mischia ed erano in fuga nella foresta di Soignes, seminando lo scompiglio fino a Bruxelles. I carriaggi, le prolunghe, i bagagliai, le carrette piene di feriti, vedendo che i francesi guadagnavan terreno e s'avvicinavano alla foresta, vi si precipitavano; gli olandesi, sciabolati dalla cavalleria francese, gridavano: All'armi! e da Vert-Cocou fino a Groenendael, sopra una lunghezza di quasi due leghe nella direzione di Bruxelles v'era, stando ai testimoni che esistono ancora, una confusione di fuggiaschi. Il panico fu tale, che raggiunse il principe di Condé a Malines e Luigi XVIII a Gand. Eccettuate la debole riserva scaglionata dietro l'ambulanza stabilita nella fattoria di Mont-Saint-Jean e le brigate Vivian e Vandeleur, che fiancheggiavano l'ala sinistra, Wellington non aveva più cavalleria; molte batterie erano smontate. Questi fatti sono confessati da Siborne; e Pringle, esagerando il disastro, arriva perfino a dire che l'esercito anglo-olandese era ridotto a trentaquattromila uomini.
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