Scendeva la notte e, con lei, la morte; essi attesero la duplice ombra e, incrollabili, se ne lasciarono ravvolgere: ciascun reggimento, isolato dagli altri, rotto da ogni parte, periva per conto proprio. Per quest'azione estrema, alcuni avevan preso posizione sulle alture di Rossomme, altri nella pianura di Mont-Saint-Jean e colą, abbandonati, vinti e terribili, quei sinistri quadrati finivano in una grandiosa agonia. Ulma, Wagram, Jena e Friedland morivano con essi.
Al crepuscolo, verso le nove di sera, sul limite inferiore della spianata di Mont-Saint-Jean, ne rimaneva uno. In quella valletta funesta, ai piedi di quel pendio superato dai corazzieri ed ora inondato dalle masse inglesi, sotto i fuochi convergenti della vittoriosa artiglieria nemica, sotto una spaventosa densitą di proiettili, quel quadrato lottava. Era comandato da un oscuro ufficiale, chiamato Cambronne; ad ogni scarica, il quadrato si faceva pił piccolo e rispondeva, ribattendo alla mitraglia colla fucileria e restringendo sempre pił i suoi quattro muri. Da lungi i fuggiaschi, quando si fermavano a riprender fiato, udivano nelle tenebre quel sinistro tuono decrescente.
Quando quella legione non fu pił che un manipolo, quando la loro bandiera non fu pił che un brandello, quando i loro fucili senza munizioni non furono pił che bastoni e il mucchio dei morti fu pił grande del gruppo dei vivi, vi fu fra i vincitori una specie di terrore sacro, intorno a quei sublimi moribondi, e l'artiglieria inglese, riprendendo fiato, tacque.
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