Quell'uomo, di solito, è occupato a scavare una buca. Vi sono tre modi d'approfittare di quell'incontro; il primo è quello d'avvicinare l'uomo e parlargli. Allora ci si accorge che quell'uomo è semplicemente un contadino, sembra nero perché si è al crepuscolo, che non sta scavando nessuna buca, ma solo tagliando l'erba per le sue vacche e quello che si era scambiato per corna è soltanto un bidente da lui portato sulla schiena, i denti del quale, grazie alla prospettiva della sera, sembravano uscirgli dal capo: si torna a casa e si muore entro la settimana. La seconda maniera è d'osservarlo, aspettare che abbia scavato la sua buca e poi l'abbia richiusa e se ne sia andato; si corre presto presto alla fossa, la si riapre e si prende «il tesoro» che l'uomo nero vi ha necessariamente deposto. In tal caso, si muore entro il mese. Infine, la terza maniera è di non parlare per nulla all'uomo nero, di non guardarlo affatto e di darsela a gambe: si muore entro l'anno.
Siccome le tre maniere hanno tutte i loro inconvenienti, la seconda, che offre almeno qualche vantaggio, fra gli altri, quello di possedere un tesoro, foss'anche per un mese soltanto, è la più generalmente adottata. Perciò gli uomini coraggiosi, che si sentono tentati da qualunque rischio, hanno riaperto abbastanza di frequente, a quanto si dice, le buche scavate dall'uomo nero, cercando di derubare il diavolo. Pare che i risultati siano mediocri, almeno stando alla tradizione e in particolare ai due versi enigmatici in latino lasciati a questo proposito da un cattivo monaco normanno, un po' stregone, di nome Trifone, che è sepolto nell'abbazia di S. Giorgio di Bocherville, vicino a Rouen, in una tomba sulla quale nascono i rospi.
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Trifone S. Giorgio Bocherville Rouen
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