La Francia è fatta per ridestare l'animo dei popoli, non già per soffocarlo. Dal 1792 in poi, tutte le rivoluzioni dell'Europa sono la rivoluzione francese: la libertà irraggia dalla Francia. È un fatto potente; cieco chi non lo vede! Lo ha detto Bonaparte.
La guerra del 1823, attentando alla generosa nazione spagnuola, era dunque nello stesso tempo un attentato alla rivoluzione francese. E questa mostruosa violazione era la stessa Francia a commetterla, per forza; poiché, all'infuori delle guerre liberatrici, tutto ciò che gli eserciti fanno, lo fanno per forza. La frase ubbidienza passiva lo indica. Un esercito è uno strano capolavoro di combinazioni, in cui la forza risulta da una somma enorme d'impotenza; in tal modo si spiega la guerra dell'umanità contro l'umanità, malgrado l'umanità.
Quanto ai borboni, la guerra del 1823 fu loro fatale. Essi la presero per un successo e non videro affatto quale danno vi fosse nel far uccidere un'idea dalla consegna; s'ingannarono nella loro ingenuità, fino al punto di fondarsi sulla debolezza d'un delitto come elemento di forza. Lo spirito degli agguati entrò nella loro politica. Il 1830 germogliò dal 1823. La campagna di Spagna divenne nei loro consigli un argomento in favore dei colpi di forza e delle avventure di diritto divino; la Francia, che aveva ristabilito in Spagna el rey neto, poteva bene ristabilire in casa propria il re assoluto. Essi caddero nel terribile errore di scambiare l'obbedienza del soldato per il consenso della nazione; e simile fiducia perde i troni.
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