Non bisogna addormentarsi né all'ombra d'un manzanillo né a quella d'un esercito.
Torniamo alla nave L'Orione.
Durante le operazioni dell'esercito comandato dal principe generalissimo, una squadra incrociava nel Mediterraneo. Abbiamo già detto che L'Orione faceva parte di quella squadra e ch'era ricondotto dagli eventi marittimi nel porto di Tolone.
La presenza d'un vascello da guerra in un porto richiama e interessa la folla. Ciò si deve al fatto ch'esso è grande e alla folla piace ciò che è grande.
Un vascello di linea è uno dei più magnifici scontri che il genio dell'uomo abbia colla potenza della natura. È composto ad un tempo di ciò ch'è più pesante e di ciò ch'è più leggero perché ha da fare nello stesso tempo colle tre forme della sostanza, la solida, la liquida e la fluida e deve lottare contro tutt'e tre. Ha undici artigli di ferro per ghermire il granito sul fondo del mare e più ali e più antenne d'un insetto, per prendere il vento dalle nubi. Il suo alito esce dai suoi centoventi cannoni come da enormi trombe e risponde fieramente alla folgore. L'oceano cerca di farlo smarrire nella spaventosa somiglianza delle onde; ma il vascello ha la sua anima, la bussola, che lo consiglia e gli accenna sempre il nord. Nelle notti nere i suoi fanali tengon le veci delle stelle; così, contro il vento ha la corda e la tela, contro l'acqua il legno, contro la roccia il ferro, il rame e il piombo, contro l'ombra la luce e contro l'immensità un ago.
Se ci si vuol fare un'idea di tutte le gigantesche proporzioni, l'insieme delle quali costituisce il vascello di linea, non si ha che da entrare in uno degli scali coperti, a sette piani, dei porti di Brest o di Tolone: là i vascelli in costruzione stanno, per così dire, sotto una campana di vetro.
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