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      Quel colossale trave č un pennone; questa grossa colonna di legno, stesa al suolo a perdita d'occhio, č l'albero maestro. Se lo si misura dalla sua radice nella stiva alla cima che si perde nelle nubi, č lungo sessanta tese ed ha tre piedi di diametro alla base; l'albero maestro inglese s'innalza a duecentodiciassette piedi al disopra della linea di immersione. La marina dei nostri padri impiegava i cavi, la nostra impiega le catene e il solo mucchio delle catene d'un vascello da cento cannoni ha quattro piedi d'altezza, venti di larghezza e otto di profonditā. Quanto legno occorre per fare codesto vascello? Tremila metri cubi: č una foresta che galleggia.
      E dopo tutto, si noti bene, si parla qui solo del bastimento da guerra di quarant'anni or sono, della semplice nave a vela; il vapore, allora nella sua infanzia, ha in seguito aggiunto nuovi miracoli a quel prodigio che si chiama la nave da guerra. Attualmente, per esempio, la nave mista ad eliche č una macchina sorprendente, mossa da una velatura di tremila metri quadrati di superficie e da una caldaia della forza di duemilacinquecento cavalli.
      Senza parlare di queste recenti meraviglie, l'antica nave di Cristoforo Colombo e di Ruyter č uno dei grandi capolavori dell'uomo. Inesauribile nella forza, come l'infinito nella brezza, immagazzina il vento nella vela, preciso nell'immensa estensione delle onde, galleggia e regna.
      Tuttavia, viene un istante in cui la raffica schianta come un fuscello quel pennone di sessanta piedi di lunghezza, in cui il vento piega come un giunco quell'albero di quattrocento piedi d'altezza, in cui quell'āncora, che pesa diecimila libbre, si torce nel cavo dell'onda come l'amo d'un pescatore nella mascella d'un luccio, in cui quei mostruosi cannoni gettano lamentosi ruggiti inutili, che l'uragano trascina nel vuoto e nelle tenebre, in cui tutta quella potenza e quella maestā si sprofondano in una potenza e in una maestā superiori.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Cristoforo Colombo Ruyter