» «Via!» rispondeva la madre «mi secca.» E il piccolo abbandonato continuava a gridare nelle tenebre.
II • DUE RITRATTI COMPLETIIn questo libro si sono finora visti i Thénardier soltanto di profilo; è venuto il momento di girare attorno a codesta coppia e di guardarla sotto tutti gli aspetti.
Thénardier aveva allora passato la cinquantina e la Thénardier toccava i quaranta, che sono la cinquantina della donna; di modo che v'era equilibrio fra la moglie e il marito.
Forse i lettori, fin dalla sua prima apparizione, han conservato qualche ricordo di quella Thénardier grande, bionda, rossa, grassa e grossa, tarchiata, enorme ed agile che aveva qualcosa, come abbiam detto, della razza di quelle colossali selvagge che s'esibiscono sulle fiere colle loro contorsioni, portando pietre appese alla capigliatura. In casa faceva tutto, i letti, le stanze, il bucato, la cucina, la pioggia e il bel tempo, ed aveva Cosette per unica serva: un sorcio al servizio d'un elefante. Tutto tremava al suono della sua voce, i vetri, i mobili e la gente. La sua ampia faccia, tutta picchiettata di macchioline rosse, aveva l'aspetto d'una schiumarola; aveva un po' di barba, e realizzava l'ideale d'un facchino del mercato vestito da donna. Bestemmiava magnificamente e si vantava di rompere una noce con un pugno. Se non fossero stati i romanzi letti, i quali, di tanto in tanto, facevan bizzarramente riapparire la smorfiosa sotto l'orca, non sarebbe mai venuta a nessuno l'idea di dire di lei: «È una donna.» La Thénardier era il prodotto dell'innesto d'una civettina sopra una pescivendola; quando la sentivan parlare dicevano: «È un gendarme;» quando la vedevan bere, dicevano: «È un carrettiere;» quando la vedevan maltrattare Cosette, dicevano: «È un boia;» e quando era in riposo le usciva fuor dalla bocca un dente.
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Thénardier Thénardier Thénardier Cosette Thénardier Cosette
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