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Quell'uomo e quella donna erano l'astuzia e la furia riunite, sconcia e terribile coppia bestiale.
Mentre il marito ruminava e pensava, la Thénardier, per conto suo, non pensava ai creditori assenti, non si curava dell'ieri e del domani, viveva minuto per minuto, con impeto.
Siffatti eran quei due esseri. Cosette era in mezzo ad essi e ne subiva la duplice pressione, come una creatura ad un tempo stritolata da una macina e sbranata da una tenaglia; ma l'uomo e la donna avevano ciascuno un diverso modo di fare. Cosette era sfinita dalle percosse per opera della moglie, andava scalza d'inverno per volere del marito.
Cosette saliva e scendeva, lavava, spazzolava, fregava, scopava, correva, s'affaccendava, ansava, smoveva oggetti pesanti e, gracile com'era, faceva i lavori gravosi. Nessuna compassione, ma solo una padrona selvaggia e un padrone velenoso; la bettola di Thénardier era come una ragnatela in cui Cosette, tremante, era impigliata. L'ideale dell'oppressione era realizzato da quella sinistra domestichezza; era simile alla mosca, serva dei ragni. La povera bimba, passiva, taceva.
Oh! Quando si trovano così, fin dall'alba, così piccine e così nude, fra gli uomini, che cos'accade in quelle anime che hanno allora allora lasciato Dio?
III • PER GLI UOMINI CI VUOLE IL VINO E PER I CAVALLI L'ACQUAEran giunti quattro nuovi viaggiatori.
Cosette pensava tristemente; poiché, sebbene avesse solo otto anni, aveva già tanto sofferto, che sognava colla tristezza d'una vecchia. La palpebra annerita da un pugno che le aveva dato la Thénardier, faceva dire al donnone: «Com'è brutta, con quel livido sull'occhio!
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