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Cosette, dunque, andava pensando ch'era buio, molto buio, ch'era stato necessario riempire alla sprovvista le brocche e le bottiglie nelle stanze dei viaggiatori e che non v'era più acqua nel serbatoio. La rassicurava un poco il fatto che in casa Thénardier si beveva poca acqua; non che mancassero le persone che avevan sete, ma si rivolgevano più volentieri al boccale che al secchio. Chi avesse chiesto un bicchiere di acqua in mezzo a quei bicchieri di vino sarebbe sembrato un selvaggio a tutti quegli uomini. Pure, vi fu un momento in cui la bimba tremò: la Thénardier, sollevato il coperchio d'una casseruola che bolliva sul fornello, prese un bicchiere e s'avvicinò rapida al serbatoio, girandone il rubinetto. La bambina aveva alzato la testa e seguiva tutti i suoi movimenti; un sottile filo d'acqua sgorgò dal rubinetto e riempì per metà il bicchiere: «To'! Non v'è più acqua!» disse; poi ebbe un momento di pausa. La bimba non respirava più.
«Ma!» riprese la Thénardier, esaminando il bicchiere pieno per metà. «Sarà abbastanza così.»
Cosette si rimise al lavoro; ma per più d'un quarto d'ora sentì il cuore balzarle in petto come una nube. Contava i minuti che passavano ed avrebbe proprio voluto essere già al domani.
Di tanto in tanto, qualche bevitore guardava nella via e diceva: «È nero come un forno!» oppure: «Bisogna esser gatti, per girare a quest'ora senza lanterne per la via!» E Cosette trasaliva.
All'improvviso, uno dei mercanti girovaghi alloggiati nell'albergo entrò e disse con voce rude:
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Thénardier Thénardier Thénardier Cosette
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