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      Ebbe un bel volere partire subito, ma lo sforzo per riempire il secchio era stato tale, che le fu impossibile fare un sol passo; fu quindi costretta a sedersi. Si lasciò cadere sull'erba e vi rimase rannicchiata; chiuse gli occhi, poi li riaperse, senza sapere il perché, ma non potendo fare altrimenti.
      Al suo fianco, l'acqua agitata nel secchio tracciava cerchi che assomigliavano a serpenti di fuoco ardente; sopra il suo capo, il cielo era coperto di grosse nuvole nere, che parevan quasi muri di fumo. La tragica maschera dell'ombra sembrava chinarsi vagamente su quella bimba.
      Giove stava tramontando nelle profondità dell'orizzonte.
      La bambina guardava con occhio smarrito quella grossa stella che non conosceva e che le faceva paura. Il pianeta, infatti, era in quel momento vicinissimo all'orizzonte e attraversava un folto strato di nebbia che gli conferiva un terribile rossore e lugubremente imporporata, ingrandiva l'astro, che pareva una ferita luminosa.
      Un vento freddo soffiava dalla pianura. Il bosco era tenebroso, senza il minimo muover di foglie, senza gli incerti e freschi bagliori dell'estate; vi si rizzavano spaventosi rami d'alberi; pochi cespugli rachitici e deformi sibilavano nelle radure, mentre alte erbe ondeggiavan sotto la brezza come anguille, e i rovi si torcevano come lunghe braccia armate d'artigli, che cercassero d'agguantare una preda. Alcune eriche secche, spinte dal vento, passavano rapide ed avevan l'aria di fuggire con spavento davanti a qualche cosa che stesse per giungere.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886