Lo si sarebbe detto un vecchio precettore di buona famiglia, tornato dall'emigrazione: capelli bianchi, fronte rugosa, le labbra livide, un viso donde tutto spirava accasciamento e stanchezza della vita, gli si sarebbero dati più di sessant'anni; invece dal suo passo fermo, sebbene lento, e dal singolare vigore di tutti i suoi gesti, gliene sarebbero a malapena dati cinquanta. Le rughe della fronte erano disposte in modo da prevenire in suo favore chi l'avesse osservato con attenzione; il labbro gli si contraeva in una strana piega, che sembrava severa ed era umile e v'era in fondo al suo sguardo una certa mesta serenità. Portava nella sinistra un pacchettino ravvolto in un fazzoletto, colla destra s'appoggiava a una specie di bastone tagliato in una siepe. Quel bastone era lavorato con cura e non brutto; i nodi eran stati messi a profitto e gli si era finto un pomo di corallo, con un po' di cera rossa: era una mazza e pareva un bastone da passeggio.
Su quel viale, vi sono pochi passanti, specie d'inverno; ma quell'uomo, sebbene senza affettazione, pareva evitarli più che cercarli.
A quell'epoca il re Luigi XVIII si recava quasi tutti i giorni a Choisy-le-Roi, una delle sue passeggiate favorite; e verso le due, quasi invariabilmente, si vedevan la vettura e la cavalcata reale passare pancia a terra, sul gran viale dell'Ospedale. Questo passaggio faceva le veci d'orologio per le povere donne del quartiere, che dicevano: «Sono le due: ecco che ritorna alle Tuileries.»
E gli uni accorrevano, mentre gli altri si facevan da parte al passaggio; poiché un re che passa è sempre un tumulto.
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