Ma il passeggiatore dalla finanziera gialla non era evidentemente del quartiere e probabilmente neppur di Parigi, poiché ignorava quel particolare. Quando, alle due, circondata da uno squadrone di guardie dalla giubba gallonata d'argento, la carrozza reale sboccò sul viale, dopo aver sorpassato la Salpetrière, egli parve sorpreso e quasi sgomento. Era solo nel viale secondario e si nascose vivacemente dietro un angolo del muro di cinta, ciò che non impedì al duca di Havré di scorgerlo; il duca d'Havré, come capitano delle guardie di servizio in quel giorno, stava seduto in carrozza, dirimpetto al re e disse a sua maestà: «Ecco un uomo dall'aspetto piuttosto brutto.» Alcuni poliziotti, che sorvegliavano il passaggio del re, lo notaron pure e un d'essi ricevette l'ordine di seguirlo; ma l'individuo si sprofondò nelle solitarie stradicciole del sobborgo e, siccome la luce incominciava a scarseggiare, l'agente perdette la traccia di lui, come risulta da un rapporto indirizzato quella sera stessa al signor conte d'Anglès, ministro di stato e prefetto della polizia.
Quando l'uomo dalla finanziera gialla ebbe sviato l'agente, affrettò il passo, non senza essersi voltato parecchie volte per assicurarsi che non era seguito. Alle quattro e un quarto, vale a dire a notte fatta, stava passando davanti al teatro della porta San Martino, dove quel giorno si rappresentava I due forzati; quel manifesto rischiarato dai fanali del teatro, dovette colpirlo, poiché, sebbene camminasse in fretta, si fermò per leggerlo.
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