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      La paura era diffusa in lei, tanto che ne era, per così dire, coperta: era la paura che le serrava i gomiti contro le anche, le faceva rientrare i talloni sotto la sottana, occupare la minor quantità di posto possibile e le lasciava appena appena il fiato necessario per respirare; essa era divenuta ciò che si potrebbe chiamare un abito, suscettibile solo di aumento. V'era in fondo alla sua pupilla un cantuccio stupito, dove stava il terrore.
      Quella paura era tale, che al suo arrivo, sebbene fradicia, Cosette non aveva osato andare ad asciugarsi al fuoco e s'era rimessa in silenzio al lavoro.
      L'espressione dello sguardo di quella bimba d'otto anni era di solito così tetra e, talvolta, così tragica, che in certi momenti sembrava stesse per diventare o idiota o demonio. Come abbiam detto, non aveva mai saputo che cosa volesse dire pregare, né mai aveva messo piede in una chiesa. «Ne ho forse il tempo, io?» diceva la Thénardier.
      L'uomo dalla finanziera gialla non abbandonava collo sguardo Cosette.
      «A proposito! E questo pane?»
      Cosette, com'era solita tutte le volte che la Thénardier alzava la voce, uscì in fretta di sotto la tavola. Siccome aveva completamente dimenticato quel pane, ricorse all'espediente dei bimbi sempre sgomenti: e mentì.
      «Signora, il fornaio era chiuso.»
      «Bisognava picchiare.»
      «Ho picchiato, signora.»
      «Ebbene?»
      «Non m'ha aperto.»
      «Domani saprò se è vero,» disse la Thénardier, «e se avrai mentito, ti farò ballare come si deve. Intanto, rendimi la moneta da quindici soldi.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Cosette Thénardier Cosette Thénardier Thénardier