Poiché il cespuglio era basso, Thénardier riconobbe lui e Cosette seduti colà. Non si vedeva la bimba, per via della sua piccola statura, ma si scorgeva la testa della bambola.
Thénardier non s'ingannava: egli s'era seduto laggiù per lasciar riposare un po' Cosette. Il taverniere girò intorno al cespuglio e apparve bruscamente agli sguardi di coloro che andava cercando.
«Perdono; scusatemi, signore,» disse, tutto ansimante; «ma ecco i vostri millecinquecento franchi.»
E così dicendo, porgeva al forestiero i tre biglietti di banca.
L'uomo alzò gli occhi.
«Che significa questo?»
Thénardier rispose rispettosamente:
«Signore, significa che riprendo Cosette.»
Cosette ebbe un fremito e si strinse contro il vecchio. Questi, guardando Thénardier nel fondo degli occhi e scandendo tutte le sillabe, rispose:
«Ri-pren-de-te Cosette?»
«Sì, signore, la riprendo. Vi dirò: ho riflettuto. Alla fin dei conti, non ho il diritto di darvela; sono un galantuomo, sapete? La piccina non è mia, è di sua madre: sua madre me l'ha affidata ed io non posso riconsegnarla ad altri che a lei. Voi mi direte che la madre è morta. Sta bene; ma in tal caso non posso restituire la bambina che ad una persona la quale mi portasse uno scritto firmato dalla madre, con cui mi si facesse obbligo di consegnare la bimba a codesta persona. È chiaro.»
L'uomo, senza rispondere si frugò in tasca e Thénardier vide ricomparire il portafogli dai biglietti di banca ed ebbe un fremito di gioia.
«Bene!» pensò. «Sta per corrompermi!»
Prima d'aprire il portafogli, il viaggiatore gettò un'occhiata all'intorno.
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