Dove siamo? La parte superiore della porta dice: al 50, mentre l'interno ribatte: no, al 52. Dallo spioncino triangolare pendevano a mo' di panneggio non so quali stracci del color della polvere.
La finestra era grande e abbastanza alta, colle persiane e le intelaiature dei vetri a grandi riquadri; soltanto, i vetri avevano molteplici ferite, nascoste e ad un tempo tradite da un ingegnoso bendaggio di carta, mentre le persiane, sconnesse e sgangherate, minacciavano pił i passanti di quanto non proteggessero gli abitanti. Le stecche orizzontali di esse mancavano qua e lą, ed erano ingenuamente sostituite da assicelle inchiodate di traverso, di modo che il tutto incominciava come persiana e finiva come imposta.
Quella porta di brutto aspetto e quella finestra di aspetto onesto, sebbene cadessero in rovina, viste in quel modo sulla stessa casa, facevan l'effetto di due mendicanti mal assortiti che andassero insieme, camminando l'uno a fianco dell'altro, con due diverse apparenze sotto gli stessi cenci e dei quali uno fosse stato un pezzente e l'altro un gentiluomo.
La scala conduceva ad un corpo di fabbrica assai grande, che rassomigliava ad una tettoia di cui si fosse fatta una casa. Quel fabbricato aveva per tubo intestinale un lungo corridoio sul quale si aprivano, a destra e a sinistra, numerosi scompartimenti di varie dimensioni, a stretto rigore abitabili, e piuttosto simili a sottotetti che a cellette; le finestre di quelle stanze davano su alcuni terreni incolti delle vicinanze.
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