Non sarebbe mica tornata? eccetera, eccetera.
Ad un tratto esclamò: «Com'è bello, qui!»
Era una spaventosa topaia, ma vi si sentiva libera.
«Debbo scopare?» chiese finalmente.
«Gioca,» disse Valjean.
Così trascorse la giornata. Cosette, senza darsi il minimo pensiero di capire qualche cosa, era inesprimibilmente felice fra quella bambola e quel buon vecchio.
III • DUE SVENTURE CONGIUNTE FORMANO LA FELICITÀ
Il giorno dopo, sul fare del giorno, Jean Valjean era ancora vicino al letto di Cosette. Attese, immobile, e la guardò svegliarsi.
Qualcosa di nuovo gli stava entrando nell'anima. Egli non aveva mai amato nulla e da venticinque anni era solo al mondo; non era mai stato padre, amante, marito od amico, e in prigione era cattivo e tetro, casto, ignorante e selvatico. Il cuore di quel vecchio forzato era pieno di verginità. La sorella ed i figli della sorella gli avevan lasciato solo un ricordo vago e lontano, che aveva finito per svanire quasi interamente; aveva fatto ogni sforzo per ritrovarli e, non essendo riuscito, li aveva dimenticati. La natura umana è fatta così. Le altre tenere emozioni della sua gioventù, se pur ne aveva avute, erano cadute in un abisso.
Quando vide Cosette, quando l'ebbe presa, portata seco liberata, si sentì commosso fin nelle viscere. Tutto ciò che v'era in lui d'appassionato e affettuoso si risvegliò e si precipitò verso quella bimba; andava vicino al letto ov'ella dormiva, tremando di gioia, provava le oppressioni che prova una madre e non sapeva di che si trattasse; poiché è cosa oscurissima e dolcissima il grande e strano moto d'un cuore che si mette ad amare.
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