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      Povero vecchio cuore, tanto nuovo!
      Solo, poiché egli aveva cinquantacinque anni e Cosette ne aveva otto, tutto quell'amore che avrebbe potuto esservi nella vita di lui si fuse in una specie d'ineffabile splendore. Era la seconda apparizione serena da lui incontrata. Il vescovo aveva fatto sorgere al suo orizzonte l'alba della virtù; Cosette vi fece sorgere l'alba dell'amore.
      I primi giorni trascorsero in quel fulgore.
      Anche Cosette, da parte sua, diventava un'altra, e a propria insaputa, povera creatura! Era così piccina, quando la madre l'aveva abbandonata, che non se ne ricordava più. Al pari di tutti i fanciulli, simili ai giovani rampolli della vite, che s'attaccano a tutto, aveva tentato d'amare, senza riuscirvi: tutti l'avevano respinta, i Thénardier, i loro figli, gli altri bimbi; aveva amato il cane, che era morto. In seguito, nessuno aveva voluto saperne di lei. Triste a dire, e l'abbiamo già accennato, a otto anni aveva il cuore indifferente. Non era colpa sua, poiché non la facoltà d'amare le mancava, ma, ahimè! la possibilità. Per questo, fin dal primo giorno, tutto ciò che sentiva e pensava entro di lei si mise ad amare quel buon vecchio; e ne provava ciò che non aveva mai provato, ossia una sensazione pari a quella del fiore che si schiude.
      Quell'uomo non le faceva più l'effetto d'esser vecchio né d'esser povero, ed ella trovava bello Jean Valjean, come trovava bella quella stamberga. Tali sono gli effetti che produce l'aurora, l'infanzia, la giovinezza e la gioia, e la novità della terra e della vita v'entra per qualche cosa; nulla di più incantevole del luminoso riflesso della felicità sopra un solaio e ognuno di noi ha nel proprio passato una stamberga celeste.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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