A stretto rigore, poteva esser la vecchia che, forse, s'era sentita indisposta ed era andata dal farmacista. Jean Valjean stette in ascolto: il passo era pesante e risuonava come quello d'un uomo; ma la vecchia aveva un paio di scarponi e non v'è nulla, del resto, che assomigli al passo d'un uomo più del passo d'una vecchia. Pure, Valjean spense il lume.
Aveva mandato a letto Cosette, dicendole a bassa voce: «Coricati piano piano,» e, mentre la baciava in fronte, ecco fermarsi i passi. Valjean rimase zitto, immobile, colla schiena voltata alla porta, seduto sulla sedia dalla quale non s'era mosso, trattenendo il fiato nelle tenebre. In capo a un tempo piuttosto lungo, non sentendo più nulla, si voltò senza far rumore e, mentre alzava gli occhi verso la porta della camera, vide una luce attraverso il buco della serratura; quella luce formava una specie di sinistra stella sul buio della porta e del muro. Era evidente che v'era qualcuno il quale teneva in mano la candela e stava in ascolto.
Trascorsero alcuni minuti e la luce se ne andò. Solo, egli non intese alcun suono di passi, il che pareva indicare che colui ch'erasi avvicinato alla porta s'era levato le scarpe.
Jean Valjean si buttò vestito sul letto ma non poté chiuder occhio per tutta la notte.
Sul far dell'alba, mentre stava per assopirsi dalla stanchezza, fu risvegliato dallo stridore d'una porta che s'apriva in qualche abbaino in fondo al corridoio; poi sentì lo stesso passo d'uomo che la sera prima aveva salito la scala.
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