Anche qui bisognava decidersi: o prendere a destra, o prendere a sinistra. Guardò a destra: la stradicciuola allungava un troncone fra alcune costruzioni ch'erano o capannoni o casupole, poi finiva a fondo cieco. Si vedeva distintamente il fondo del vicolo, rappresentato da un gran muro bianco.
Guardò a sinistra. La viuzza, da quel lato, era aperta e, dopo circa duecento passi, faceva capo ad una via della quale era, per così dire, l'affluente: la salvezza era da quella parte.
Ma nel momento in cui Valjean pensava di svoltare a sinistra per cercar di raggiungere la via che intravedeva alla fine della viuzza, scorse, all'angolo della viuzza e di quella via verso la quale stava per dirigersi, una specie di statua nera, immobile. Era qualcuno, un uomo, collocato là proprio allora e che sbarrando il passo, attendeva.
Jean Valjean indietreggiò.
Il punto di Parigi dov'egli si trovava, sito fra il sobborgo Sant'Antonio e la Rapée, è uno di quelli che i lavori recenti hanno trasformato da cima a fondo, imbruttendolo, secondo alcuni, trasfigurandolo, secondo altri. I campi coltivati, i magazzini ed i vecchi edifici sono scomparsi e là sorgono oggidì grandi vie nuovissime, circhi, arene, ippodromi, stazioni ferroviarie e una prigione, Mazas: il progresso, come si vede, col suo correttivo. Mezzo secolo fa, in quel consuetudinario linguaggio del popolo, fatto interamente di tradizioni, e che s'ostina a chiamare l'Istituto le Quattro Nazioni e l'Opera Comica Feydeau, il punto preciso in cui era giunto Jean Valjean si chiamava il Piccolo Picpus.
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