Vi faceva capo la via Polonceau, mentre il viottolo Picpus proseguiva e saliva verso il mercato Lenoir; colui che, provenendo dalla Senna, giungeva all'estremità della via Polonceau, aveva a sinistra la via del Muro Dritto, che ripiegava bruscamente ad angolo retto, davanti a sé il muro di quella via e a destra un prolungamento interrotto da via Muro Dritto, senza uscita, chiamato il vicolo Genrot.
Lì si trovava Jean Valjean.
Come abbiam detto, scorgendo il nero profilo in vedetta all'angolo della via del Muro Dritto e del vicolo Picpus, egli era indietreggiato. Non v'era dubbio: quel fantasma l'aspettava al varco.
Che fare? Non v'era più tempo di tornare indietro e quel che aveva visto muoversi un momento prima a qualche distanza, alle sue spalle, erano certo Javert e la sua scorta. Secondo ogni apparenza, Javert conosceva quel piccolo dedalo e aveva preso le sue precauzioni, mandandovi uno dei suoi uomini a custodirne l'uscita. Quelle congetture, tanto simili all'evidenza, turbinarono d'un subito, come una manata di polvere che si disperda sotto un vento improvviso, nel cervello sensitivo di Valjean. Egli esaminò il vicolo Genrot: di là sbarramento. Esaminò il viottolo Picpus: là, una sentinella. Vedeva quella cupa figura profilarsi in nero sul bianco selciato inondato dalla luce lunare; avanzarsi, significava cadere nelle braccia di quell'uomo; indietreggiare, voleva dire buttarsi in quelle di Javert. Jean Valjean si sentiva come preso in una rete, che andava lentamente stringendosi; e guardò il cielo con disperazione.
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