Fece seder Cosette, colla schiena appoggiata contro un paracarro, raccomandandole il silenzio, e corse verso il punto in cui il condotto centrale toccava il suolo; forse, v'era mezzo di scalare la casa di là e d'entrare nel suo interno. Ma il condotto era corroso e fuori uso, e stava infisso a stento; e, del resto, tutte le finestre di quel silenzioso alloggio erano sbarrate con grosse inferriate, perfino quelle degli abbaini. Eppoi la luna illuminava in pieno quella facciata e l'uomo che stava in osservazione sull'angolo della via avrebbe veduto Valjean effettuare la scalata. Infine, che fare di Cosette? Come sollevarla in cima d'una casa di tre piani? Rinunciò quindi ad arrampicarsi lungo il condotto e strisciò lungo il muro, per rientrare nella via Polonceau.
Quando fu all'angolo rientrante dove aveva lasciato Cosette, notò che nessuno poteva vederlo, là; come già abbiam detto, quel punto sfuggiva ad ogni sguardo, da qualunque parte venisse. Inoltre, era nell'ombra e infine v'eran due porte che si sarebbero forse potute forzare. Il muro al disopra del quale scorgeva il tiglio e l'edera dava evidentemente in un giardino, nel quale avrebbe almeno potuto nascondersi, sebbene gli alberi non avessero foglie, e passare il resto della notte.
Il tempo passava e bisognava far presto.
Tastò il portone più piccolo e riconobbe subito ch'era inchiodato all'esterno e all'interno, in modo da non poterlo aprire. S'avvicinò allora all'altro portone, con maggior speranza, in quanto era spaventosamente decrepito e la sua stessa ampiezza lo rendeva meno solido; le tavole marcivano e i legamenti di ferro, in numero di tre soltanto, erano arrugginiti.
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