Sembrava quindi possibile forzare quelle imposte imputridite.
Ma, esaminandola, vide che quella non era una porta e non aveva né arpioni, né bandelle, né serratura, né fessura nel mezzo. I rinforzi di ferro l'attraversavano da un'estremità all'altra, senza soluzione di continuità, mentre, attraverso le spaccature delle tavole, si vedeva un conglomerato di sassi e di pietre, grossolanamente cementati, come potevano ancora vederlo i passanti, dieci anni fa. Fu costretto a confessare a se stesso, con costernazione, che quell'apparenza di porta era soltanto il finto ingresso d'una costruzione alla quale era addossata: era facile svellere una tavola, ma poi ci si sarebbe trovato a faccia con un muro.
V • CHE SAREBBE IMPOSSIBILE COLL'ILLUMINAZIONE A GASIn quel momento incominciò a farsi sentire a qualche distanza un rumore secco e cadenzato. Jean Valjean s'arrischiò a dare un'occhiata al di là dell'angolo della via; sette o otto soldati, disposti in plotone, erano sboccati nella via Polonceau. Vedeva scintillare le baionette e li scorgeva avanzare verso di lui.
Quei soldati, alla testa dei quali distingueva l'alta figura di Javert, avanzavano lentamente e con precauzione, fermandosi spesso. Era evidente che stavano esplorando tutti i recessi dei muri, tutti i vani delle porte e degli androni; era, secondo una congettura che non poteva andar errata, qualche pattuglia che Javert aveva incontrata, trattenendola ai suoi ordini. I due accoliti di Javert marciavano nelle sue file.
Dato il passo con cui camminavano e le fermate che facevano, occorreva loro circa un quarto d'ora per arrivare nel punto in cui si trovava Valjean.
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