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      Quel blocco era alto circa cinque piedi, e dalla sua sommità, lo spazio per giungere sul muro era soltanto di quattordici piedi. Il muro era sormontato da una piatta, senza doppio spiovente.
      La difficoltà era Cosette che non sapeva scalare un muro; abbandonarla? Jean Valjean non vi pensava neppure. Portarla era impossibile; tutte le forze d'un uomo gli sono necessarie per condurre a buon termine quelle strane ascensioni e il più piccolo peso sposterebbe il suo centro di gravità facendolo precipitare.
      Ci sarebbe voluta una corda; ma Valjean non l'aveva. E dove trovare una corda a mezzanotte, in via Polonceau? Certo, in quel momento, se Jean Valjean avesse avuto un regno l'avrebbe dato per una corda.
      Tutte le situazioni estreme hanno i loro lampi, che ora ci accecano ed ora ci illuminano. Lo sguardo disperato di Jean Valjean si fissò sul sostegno in foggia di forca del lampione del vicolo Genrot.
      A quell'epoca, non v'erano i becchi a gas nelle vie di Parigi; sul far della notte, vi si accendevano i lampioni collocati di tratto in tratto i quali salivano e scendevano per mezzo d'una corda che attraversa la via da una parte all'altra e s'infilava nella scanalatura d'una specie di forca. L'arganello sul quale veniva avvolta quella corda trovavasi rinchiuso in una custodia di ferro, posta sotto il lampione e della quale il lampionaio aveva la chiave; la corda stessa, fino ad una certa altezza, era protetta da una guaina di metallo.
      Valjean, coll'energia d'una lotta suprema, raggiunse la via con un balzo, entrò nel vicolo, fece saltar via la serratura della custodia colla punta del coltello e un momento dopo era di ritorno, vicino a Cosette: aveva una corda.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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