Come fan presto, codesti sinistri scopritori d'espedienti alle prese colla fatalità!
Abbiamo già spiegato che quella notte i lampioni non erano stati accesi; quello del vicolo Genrot si trovava dunque, naturalmente, spento come gli altri, e si sarebbe potuto passargli a fianco senza neppur notare che non era più al suo posto.
Tuttavia l'ora, il luogo, l'oscurità, la preoccupazione di Jean Valjean, i suoi gesti singolari e il suo andar e venire, tutto ciò incominciava ad inquietare Cosette. Qualunque altra bambina, al suo posto, si sarebbe già messa a gridare da tempo; ella si limitò a tirare Valjean per un lembo della finanziera. Si sentiva sempre più distinto il rumore della pattuglia che andava avvicinandosi.
«Papà,» diss'ella a bassa voce, «ho paura. Chi viene da là?»
«Sst!» rispose il disgraziato. «È la Thénardier.»
Cosette trasalì ed egli aggiunse:
«Non dir niente e lasciami fare. Se gridi, o piangi, la Thénardier è qui che ti spia; viene per ripigliarti.»
Allora, senza affrettarsi, ma senza ripetere per l'eccitazione un solo gesto, con una precisione ferma e breve, tanto più notevole in un momento simile, in cui la pattuglia e Javert potevano sopraggiungere da un istante all'altro, si tolse la cravatta, la passò intorno al corpo di Cosette, sotto le ascelle, in modo ch'essa non potesse far male alla bimba, legò quella cravatta ad un capo della corda per mezzo di quel nodo che i marinai chiamano nodo di rondine, prese l'altro capo di quella corda fra i denti, si tolse le scarpe e le calze, che buttò poi al disopra del muro, salì sul blocco di muratura e cominciò a sollevarsi lungo lo spigolo del muro e della casa colla stessa solidità e la stessa certezza che se avesse avuto gli scalini sotto i piedi e sotto i gomiti.
| |
Genrot Jean Valjean Cosette Valjean Thénardier Thénardier Javert Cosette
|