«Cento franchi!»
L'uomo ebbe un sobbalzo ed alzò gli occhi.
«Cento franchi da guadagnare,» riprese Valjean, «se mi date asilo per questa notte!»
La luna illuminava in pieno il viso sgomento di Jean Valjean.
«To'! Siete voi, papà Madeleine!» disse l'uomo.
Quel nome, pronunciato così, in quell'ora di notte, in quel luogo ignoto, da quello sconosciuto, fece indietreggiare Valjean. Egli s'aspettava qualunque cosa, fuorché questa. Colui che gli parlava era un vecchio curvo e zoppicante, vestito all'incirca come un contadino, che portava al ginocchio sinistro una ginocchiera di cuoio, dalla quale pendeva un sonaglio piuttosto grosso; non si distingueva il suo viso, che restava nell'ombra.
Intanto quel brav'uomo s'era levato il berretto ed esclamava, tutto tremante:
«O mio Dio! Come fate ad esser qui, papà Madeleine? Da dove siete entrato, Iddio Gesù? Cadete dal cielo, allora! Non c'era da stupirsi: se mai doveste cadere, cadreste di lassù! E come siete conciato! Siete senza cravatta, senza cappello, senza vestito! Sapete che avreste fatto paura a chi non vi avesse conosciuto? Senza vestito! Mio Dio Signore, forse che adesso i santi diventan matti? Ma come mai siete entrato qui?»
Una frase non aspettava l'altra. Il vecchio parlava con una volubilità campagnuola, nella quale non v'era nulla d'inquietante; tutto era detto con un misto di stupore e d'ingenua bonomia.
«Chi siete? E che cos'è questa casa?» chiese Jean Valjean.
«Oh, perdìo, è un po' grossa!» esclamò il vecchio. «Io sono colui che voi avete fatto collocar qui e questa è la casa dove m'avete fatto mettere.
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