Ma come, non mi riconoscete?»
«No,» disse Valjean. «E com'è che voi mi conoscete?»
«Voi m'avete salvato la vita.» disse l'uomo.
Jean Valjean riconobbe il vecchio Fauchelevent.
Si voltò e un raggio di luna illuminò il suo profilo:
«Oh!» disse. «Siete voi! Sì, vi riconosco.»
«Meno male!» fece il vecchio, in tono di rimprovero.
«E che state facendo, qui?» riprese Valjean.
«To'! sto coprendo i miei poponi, o bella!»
Infatti, nel momento in cui Jean Valjean gli si era avvicinato, il vecchio Fauchelevent teneva in mano il lembo d'una stuoia, ch'era intento a stendere sulla poponaia e ne aveva già messo a posto un certo numero durante quell'ora, circa, trascorsa da quando si trovava nel giardino; ed era per l'appunto quell'operazione che gli faceva fare i gesti particolari osservati da Valjean, dal suo ripostiglio. Egli continuò:
«Mi son detto: La luna è bella, e gelerà. Se mettessi il soprabito ai miei poponi? E voi,» aggiunse, guardando Jean Valjean e scoppiando in una gran risata, «avreste dovuto fare altrettanto perdio! Ma in che modo vi trovate qui?»
Jean Valjean, sapendosi conosciuto da quell'uomo, almeno sotto il nome di Madeleine, proseguiva ormai con precauzione e moltiplicava le domande. Cosa bizzarra, le parti sembravano invertite: era egli, l'intruso, che interrogava.
«E che cos'è mai codesto sonaglio che portate al ginocchio?»
«Questo?» rispose Fauchelevent. «Serve a far che mi evitino.»
«Cosa? Per far che vi si eviti?»
Il vecchio Fauchelevent strizzò l'occhio con aria inesprimibile.
«O bella!
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