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      Colà Javert si rese variamente e, diciamolo, anche, sebbene la parola possa essere inesatta per simili servizî, onorevolmente utile.
      Egli non pensava più a Valjean (a codesti cani in perpetua caccia, il lupo d'oggi fa dimenticare il lupo d'ieri), quando nel dicembre 1823 gli capitò di leggere un giornale, egli che non leggeva mai giornali; ma Javert, monarchico, aveva avuto il desiderio di conoscere i particolari dell'ingresso trionfale del «principe generalissimo» a Baiona. Mentre stava terminando l'articolo che l'interessava, un nome, quello di Jean Valjean, in fondo ad una pagina, attrasse la sua attenzione. Il giornale annunciava che il forzato Jean Valjean era morto, e pubblicava l'episodio in termini tanto formali che Javert non ne dubitò e si limitò a dire: Adesso è in buone mani. Poi buttò via il giornale e non ci pensò più.
      Poco tempo dopo, accadde che un rapporto della polizia fu trasmesso dalla prefettura della Seine-et-Oise alla prefettura di polizia di Parigi, a proposito del rapimento d'una bambina che, a quanto si diceva, aveva avuto luogo in particolari circostanze, nel comune di Montfermeil. Una bimba di sette anni, diceva il rapporto, affidata dalla madre ad un oste del paese era stata rapita da uno sconosciuto; quella piccina rispondeva al nome di Cosette ed era figlia d'una prostituta di nome Fantine, morta all'ospedale, non si sapeva quando né dove. Quel rapporto passò sotto gli occhi di Javert e lo rese pensieroso.
      Il nome di Fantine gli era notissimo; ed egli si ricordava che Valjean l'aveva fatto scoppiare in una risata, quando gli aveva chiesto una dilazione di tre giorni per andare a cercare la figlia di quella creatura.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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