Si ricordò pure che Jean Valjean era stato arrestato a Parigi, nel momento in cui stava salendo sulla diligenza di Montfermeil e talune indicazioni di quell'epoca avevan perfino fatto pensare che fosse la seconda volta ch'egli faceva quella strada e che, il giorno prima, avesse già fatta una prima escursione nei pressi di quel villaggio, dato che nel villaggio non era stato visto. Che cos'andava a fare, in quel villaggio di Montfermeil? Non lo si era potuto indovinare; ma ora Javert lo capiva. Là stava la figlia di Fantine e Jean Valjean s'era recato a cercarla; ed ora quella bambina era stata rapita da uno sconosciuto. Chi poteva essere quello sconosciuto? Jean Valjean, forse? Ma Valjean era morto. Javert, senza dir nulla a nessuno, prese la vettura al Piatto di stagno, nel vicolo dell'Assicella, e fece il tragitto di Montfermeil. S'aspettava di trovar là una gran luce e vi trovò una grande oscurità.
Nei primi giorni, i Thénardier, indispettiti, avevano ciarlato. La scomparsa dell'Allodola aveva fatto chiasso nel villaggio e, subito dopo, eran corse parecchie versioni della faccenda, che aveva finito per essere un ratto di bambina; da ciò il rapporto della polizia. Però, passato il primo momento di malumore, Thénardier, col suo istinto, aveva capito prestissimo che non è mai utile stuzzicare il signor procuratore del re e che i suoi lagni circa il rapimento di Cosette avrebbero avuto per primo risultato quello di far fissare sopra di lui, Thénardier, e sopra molti torbidi affari che lo riguardavano, la scintillante pupilla della giustizia.
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