L'artiglio ha una mostruosa sensibilità: l'oscuro movimento della bestia imprigionata nella sua tenaglia. Quale delizia, quel soffocamento!
Javert godeva. Le maglie della sua rete eran solidamente annodate ed egli era sicuro del successo; non aveva altro da fare, ormai, che chiudere la mano. Accompagnato com'era, la sola idea della resistenza era impossibile, per quanto energico, vigoroso e disperato fosse Valjean: perciò avanzò lentamente, scandagliando e frugando sul suo passaggio tutti i recessi della via, come le tasche d'un ladro. Ma, quando giunse al centro della tela da lui intessuta, non trovò più la mosca.
S'immagini la sua esasperazione! Interrogò la vedetta delle vie Muro Dritto e Picpus; quell'agente, rimasto imperturbabile al suo posto, non aveva affatto veduto passar l'uomo.
Capita talvolta che un cervo sia perduto colla testa coperta, ossia riesca a fuggire, pur avendo la muta alle reni; ed allora anche i più sperimentati cacciatori non sanno che dire. Duvier, Ligniville e Desprez non sanno che dire; e, in un inconveniente di questo genere, d'Artonge esclamò: Non è un cervo, è uno stregone.
Javert avrebbe volentieri gettato lo stesso grido. Il suo disappunto fu per qualche istante disperazione e furore.
È certo che Napoleone commise degli errori nella guerra di Russia, che Alessandro commise degli errori nella guerra in India, che Cesare commise degli errori nella guerra d'Africa, che Ciro commise degli errori nella guerra di Scizia e che Javert commise degli errori in questa campagna contro Valjean.
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