Fin dal tempo dell'impero era stato permesso a tutte quelle povere religiose disperse e spostate di venirsi a ricoverare sotto le ali delle benedettine bernardine. Il governo pagava loro una pensioncina e le dame del Piccolo Picpus le avevano ricevute con premura. Era una strana confusione; ognuna seguiva la propria regola. Talvolta, veniva permesso alle allieve del collegio, come grande ricreazione, di far loro visita; per la qual cosa quelle giovani memorie han conservato, fra gli altri, il ricordo della madre San Basilio, della madre Santa Scolastica e della madre Giacobbe.
Una di quelle rifugiate si trovava quasi in casa sua. Era una monaca di Sant'Aura, la sola del suo ordine che fosse sopravvissuta; l'antico convento delle dame di Sant'Aura occupava fin dal principio del decimottavo secolo precisamente quella stessa casa del Piccolo Picpus, che appartenne più tardi alle benedettine di Martin Verga. Quella santa suora, troppo povera per portare il magnifico abito del suo ordine, ch'era bianco con lo scapolare scarlatto, ne aveva piamente rivestito un piccolo fantoccio che mostrava con compiacenza e che, alla sua morte, lasciò in eredità alla casa. Nel 1824, di quell'ordine rimaneva soltanto una suora, oggi, resta solo una bambola.
Oltre quelle ottime madri, alcune vecchie secolari avevano ottenuto dalla superiora, come la signora Albertina, il permesso di ritirarsi nel piccolo convento; tali erano la signora di Beaufort d'Hautpoul e la marchesa Dufresne. Una terza non fu mai conosciuta nel convento che per il formidabile fracasso con cui si soffiava il naso; le allieve la chiamavano signora Fracassona.
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