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      V'era inoltre, fra le più graziose, un'incantevole fanciulla ventitreenne, proveniente dall'isola Borgone e discendente dal cavaliere Roze; nel mondo si sarebbe chiamata signorina Roze, mentre nel convento si chiamava madre Assunzione.
      La madre Santa Matilde, incaricata del canto e del coro, v'impiegava volentieri le collegiali. Ne prendeva di solito una scala completa, ossia sette, dai dieci ai sedici anni compresi, di voce e di statura diverse, e le faceva cantare in piedi, allineate una di fianco all'altra, in ordine d'età, dalla minore alla maggiore; ciò che offriva allo sguardo come una zampogna di fanciulle, una specie di flauto di Pan vivo composto di angeli.
      Fra le converse, quelle dalle allieve preferite erano suor Santa Eufrasia, suor Santa Margherita, suor Santa Marta, rimbambita, e suor San Michele, il cui lungo naso le faceva ridere.
      Tutte quelle donne trattavano dolcemente tutte quelle fanciulle. Le suore eran severe soltanto verso se stesse; il fuoco veniva acceso soltanto in collegio ed il cibo, paragonato a quello del convento, poteva sembrar ricercato. E poi, mille cure; solo, quando una fanciulla passava vicino ad una monaca e le parlava, la monaca non rispondeva mai.
      Quella regola del silenzio aveva fatto sì che, in tutto il convento, la parola era stata tolta alle creature umane, per darla agli oggetti inanimati. Talvolta era la campana della chiesa a parlare, talvolta il sonaglio del giardiniere. Un sonorissimo campanello, collocato vicino alla madre guardiana che si sentiva in tutta la casa, segnalava con vari richiami, ch'eran una specie di telegrafo acustico, tutte le azioni della vita materiale e chiamava al parlatorio, se occorreva, la tale o la tal altra abitatrice della casa.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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