Non è questo il luogo per sviluppare oltre misura certe idee; tuttavia, pur mantenendo assolutamente le nostre riserve, le nostre restrizioni e magari le nostre indignazioni, dobbiam dire che, ogni qual volta incontriamo nell'uomo l'infinito, bene o mal compreso, ci sentiamo penetrati dal rispetto. V'è nella sinagoga, nella moschea, nella pagoda, nel wigwam un lato orribile, che esecriamo, e un lato sublime, che adoriamo. Quale contemplazione per lo spirito, quale fantasticheria senza fondo! È il riflesso di Dio sul muro umano.
II • IL CONVENTO, FATTO STORICODal punto di vista della storia, della ragione e della verità, il monachismo è condannato.
Allorché abbondano in una nazione, i monasteri sono un intoppo alla circolazione, stabilimenti ingombranti, centri di pigrizia, dove occorrono centri di lavoro. Le comunità monastiche sono per la grande comunità sociale quello che il vischio è per la quercia, il porro per il corpo umano: la loro prosperità e il loro benessere sono l'impoverimento del paese. Il regime monacale, buono agli inizi della civiltà e utile per ridurre la brutalità per mezzo della spiritualità, è nocivo alla virilità dei popoli. Inoltre, quando si affloscia ed entra nel suo periodo di dissolutezza, poiché esso continua a dar l'esempio, diventa nocivo per tutte le ragioni che lo rendono salutare nel suo periodo di purezza.
Le clausure hanno fatto il loro tempo. I chiostri, utili alla prima educazione della civiltà moderna, sono stati d'impedimento alla sua crescita e sono nocivi al suo sviluppo: come istituzioni e come sistema di formazione per l'uomo, i monasteri, buoni nel decimo secolo, discutibili nel quindicesimo, sono detestabili nel decimonono.
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Dio
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