Perché non volete più saperne di me?» «Io vengo dall'alto mare,» dice il pesce. «Io sono stato la rosa,» dice il profumo. «Io vi ho amati,» dice il cadavere. «Io vi ho inciviliti,» dice il convento.
A questo v'è una sola risposta: «Una volta.»
Sognare il prolungarsi indefinito delle cose defunte e il governo degli uomini per mezzo dell'imbalsamazione, restaurare i dogmi in cattivo stato, ridar l'oro ai sarcofaghi e l'intonaco ai chiostri, ribenedire i reliquiarî, rimettere a nuovo le superstizioni, riaccendere i fanatismi, rifar il manico all'aspersorio e alla sciabola, ricostituire il monachismo e il militarismo, credere alla salvezza della società per mezzo della moltiplicazione dei parassiti e imporre il passato al presente, sembra cosa strana; pure, si trovano dei teorici per codeste teorie. Quei teorici, del resto gente di spirito, hanno un procedimento semplicissimo, applicano sul passato una vernice che chiamano ordine sociale, diritto divino, morale, famiglia, rispetto degli avi, autorità antica, santa tradizione, legittimismo e religione, per gridar poi: «Ecco, galantuomini! Prendete questo.» Questa logica era nota agli antichi e gli aruspici la praticavano, quando impiastricciavano di gesso una giovenca nera e dicevano: «È bianca.» Bos cretatus.
Quanto a noi, rispettiamo in qualche punto e risparmiamo ovunque il passato, purché acconsenta ad esser morto; se vuol esser vivo, l'attacchiamo e cerchiamo d'ucciderlo.
Superstizioni, bigotterie, bacchettonismi e pregiudizi, sebbene siano larve, s'attaccano alla vita e hanno denti ed unghie uscenti dal loro fumo; bisogna incalzarli e far loro guerra, senza tregua; poiché è una fatalità dell'uomo essere condannato all'eterna battaglia dei fantasmi.
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