Noi biasimiamo la chiesa quando è satura d'intrigo, disprezziamo lo spirituale legato al temporale; ma onoriamo dappertutto l'uomo pensoso.
Salutiamo chi s'inginocchia. Una fede è necessaria all'uomo; disgraziato chi non crede in nulla!
Non si è disoccupati, solo perché si è assorti. V'è lavoro visibile e lavoro invisibile. Ora, contemplare è lavorare e pensare è agire; le braccia incrociate lavorano e le mani giunte operano. Fissar gli occhi al cielo è un lavoro.
Talete rimase quattr'anni immobile e fondò la filosofia.
Per noi, i cenobiti non sono oziosi, come i solitarî non sono fannulloni. Pensare all'Ombra è una cosa seria.
Senza nulla infirmare di quanto abbiamo detto testé, crediamo che un perpetuo ricordo della tomba s'addica ai viventi. Su questo punto il prete e il filosofo sono d'accordo: si deve morire. L'abate della Trappa risponde a Orazio.
Frammischiare alla propria vita una certa presenza del sepolcro, è la legge del saggio e dell'asceta; sotto questo rapporto, il saggio e l'asceta convergono.
V'è la crescita materiale e noi la vogliamo; v'è pure la grandezza morale e noi vi teniamo. Gli spiriti irriflessivi e superficiali dicono: «A che servono, quelle figure immobili dal lato del mistero? Che scopo hanno? Che cosa fanno?»
Ahimè! Al cospetto dell'oscurità che ne circonda e ne attende, senza sapere quel che l'immensa dispersione farà di noi, rispondiamo: «Forse, non v'è opera più sublime di quella che compiono quelle anime,» e aggiungiamo: «E, forse, non v'è lavoro più utile.
| |
Ombra Trappa Orazio
|