Lo stesso. E se fosse un assassino? Lo stesso. E dal momento ch'è un santo? Lo stesso.»
Ma qual problema, farlo restare nel convento! Al cospetto di quel tentativo, quasi chimerico, Fauchelevent non indietreggiò affatto; quel povero contadino piccardo, senz'altra scala all'infuori della propria devozione, della sua buona volontà e di quella vecchia furberia contadinesca, messa stavolta al servizio d'una generosa intenzione, risolvette di scalare le impossibilità del chiostro e le aspre scarpate della regola di san Benedetto. Papà Fauchelevent era un vecchio ch'era stato egoista per tutta la vita e che, alla fine dei suoi giorni, zoppicante e infermo, senza più alcun interesse al mondo, trovò dolce cosa esser riconoscente, e, vedendo una virtuosa azione da compiere, vi si buttò sopra come un uomo che, nel momento di morire, incontrasse sotto la sua mano un bicchiere d'un buon vino, da lui non mai assaggiato, e lo bevesse avidamente. Si può aggiungere che l'aria ch'egli respirava già da parecchi anni aveva distrutto in lui la personalità e finito per fargli apparire necessaria una buona azione qualunque. Prese quindi la risoluzione di consacrarsi a Madeleine.
L'abbiamo qualificato povero contadino piccardo, qualifica giusta, ma incompleta. Sotto il punto di vista della vicenda in cui ci troviamo, un po' di fisiologia di papà Fauchelevent diventa utile; ora, egli era contadino, ma era stato notaio di provincia, la qual cosa accoppiava il cavillo alla sua furberia e la penetrazione alla sua ingenuità. Andatigli a male gli affari, per varie cause, da notaio di provincia era decaduto a carrettiere e a manovale; ma, ad onta delle bestemmie e delle frustate che, a quanto pare, sono necessarie ai cavalli, in lui era rimasto qualcosa del notaio.
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