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      Aveva una certa vivacità spontanea d'ingegno, non storpiava le parole e, cosa rara in un villaggio, sapeva discorrere. Gli altri contadini dicevan di lui: «Parla quasi come un signore dal cappello.» Fauchelevent, infatti, apparteneva a quella specie che l'impertinente e piacevole vocabolario del secolo scorso qualificava: mezzo borghese, mezzo borghigiano e che le metafore pioventi dal castello sulla capanna etichettavano nel casellario della plebe scelta: un po' tanghero, un po' contadino: sale e pepe. Fauchelevent, sebbene provatissimo e assai logorato dalla sorte, qualcosa di simile ad una vecchia anima consunta fino alla corda, era tuttavia uomo di primo impeto spontaneo; preziosa qualità, questa, che impedisce d'essere cattivo, quando che sia. I suoi difetti e i suoi vizi, poiché ne aveva, erano superficiali e, tutto sommato, la sua fisionomia era di quelle che colpiscono favorevolmente l'osservatore. Quel vecchio volto non aveva nemmeno l'ombra di quelle antipatiche rughe al sommo della fronte, che indicano cattiveria o bestialità.
      Sul far dell'alba, dopo aver lungamente pensato, papà Fauchelevent aperse gli occhi e vide Madeleine, il quale, seduto sul suo fascio di paglia, guardava dormire Cosette. Fauchelevent si rizzò a sedere e disse:
      «Ed ora che siete qui, come farete per entrare?»
      Quella frase riassumeva la situazione e trasse Valjean dalla sua meditazione. I due uomini, quindi, tennero consiglio.
      «Prima di tutto,» disse Fauchelevent, «incomincerete col non metter piede fuori di questa stanza.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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