Né voi né la piccina. Un passo nel giardino, e siamo fritti.»
«Sta bene.»
«Voi, signor Madeleine,» riprese Fauchelevent, «siete capitato in un momento buonissimo, voglio dire, pessimo. Una di queste dame è molto malata, la cosa farà sì che si guarderà pochissimo dalla nostra parte. Pare che stia morendo: stanno dicendo le preghiere delle quaranta ore e tutta la comunità è in subbuglio; questo le tiene occupate. Colei che sta per andarsene è una santa. Veramente, qui siamo tutti santi; tutta la differenza fra esse e me sta nel fatto ch'esse dicono: la nostra cella, mentre io dico: la mia baracca. Ci sarà tra poco l'orazione degli agonizzanti e poi l'orazione dei morti. Per oggi, saremo tranquilli quaggiù; ma non rispondo di domani.»
«Pure,» osservò Jean Valjean, «questa baracca è coperta dalla rientranza del muro, e nascosta da una specie di rovina; ci sono gli alberi e dal convento non la si vede.»
«E aggiungerò che le suore non si avvicinano mai.»
«Ebbene?» fece Valjean.
Il punto interrogativo che sottolineava quell'«ebbene» significava: «Mi pare che si possa restar nascosti.» Ed a quel punto interrogativo, Fauchelevent rispose:
«Ci sono le piccine.»
«Quali piccine?» chiese Jean Valjean.
Mentre Fauchelevent apriva bocca per spiegare la frase da lui pronunciata, una campana sonò un colpo.
«La suora è morta,» disse. «Ecco il rintocco funebre.»
E fe' cenno a Valjean di stare in ascolto. La campana sonò un secondo colpo.
«È la campana dei morti, signor Madeleine. Continuerà così, di minuto in minuto, per ventiquattr'ore, ossia fino all'uscita del corpo dalla chiesa.
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