«Via, voi ridete. Non parlate sul serio.»
«Serissimamente. Non bisogna uscire da qui?»
«Certo.»
«V'ho detto di trovare anche per me una gerla e una coperta.»
«Ebbene?»
«La gerla sarà d'abete e la coperta un lenzuolo nero.»
«Prima di tutto, un lenzuolo bianco. Le suore vengono sepolte col lenzuolo bianco.»
«Vada per il lenzuolo bianco.»
«Voi non siete un uomo come gli altri, papà Madeleine.»
Vedendo siffatte fantasie, che non son se non le selvagge e temerarie invenzioni della galera, uscire dalle serene cose che lo circondavano e penetrare in ciò ch'egli chiamava «il consueto andamento del convento», provava un certo stupore paragonabile a quello d'un viandante che vedesse un gabbiano pescare nel fosso della via San Dionigi.
Jean Valjean proseguì: «Si tratta d'uscire di qui senz'esser visto: e questo è un mezzo. Ma prima informatemi: come si svolge la faccenda? Dov'è questa bara?»
«Quella vuota?»
«Sì.»
«Giù, in quella che si chiama la sala delle defunte. È su due cavalletti, sotto il lenzuolo funebre.»
«Quanto è lunga?»
«Sei piedi.»
«E che cos'è la sala delle defunte?»
«È una camera del pianterreno, che ha una finestra ingraticciata verso il giardino, si chiude dall'esterno con due imposte, e due porte. Una mette al convento, l'altra alla chiesa.»
«Quale chiesa?»
«La chiesa che dà sulla via, aperta al pubblico.»
«Avete le chiavi di quelle due porte?»
«No; ho la chiave della porta che comunica col convento, il portiere ha la chiave della porta che comunica colla chiesa.»
«E quando apre quella porta, il portiere?
| |
Madeleine San Dionigi Valjean
|