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      Jean Valjean riprese:
      «La sola cosa che m'inquieta, è quello che accadrà al cimitero.»
      «È proprio quello che non m'imbarazza,» esclamò Fauchelevent. «Se voi siete sicuro di cavarvela dalla bara, per parte mia sono sicuro di cavarvi dalla fossa. L'affossatore è un ubriacone che mi è amico; è papà Mestienne, un vecchio amico del vino vecchio. L'affossatore mette i morti nella fossa, ma io metto l'affossatore in tasca. Quel che accadrà, ve lo dico subito. Si arriverà un po' prima di notte, tre quarti d'ora prima della chiusura del cancello del cimitero; il carro funebre si recherà fino alla fossa e io lo seguirò, perché è il mio ufficio. Avrò in tasca un martello, uno scalpello e le tenaglie. Il carro si ferma, i becchini vi legano una corda intorno alla bara e vi calano; il prete dice le preghiere, fa il segno della croce, getta l'acqua benedetta e fila. Io resto solo con papà Mestienne: come vi dico, è mio amico. Delle due una: o è cotto, o non è cotto. Se non lo è, gli dico: 'Vieni a berne un gocciolo, fin che la Buana Cotogna è aperta' e lo porto là, lo faccio ubriacare (papà Mestienne non ci mette molto ad ubriacarsi, perché è sempre mezzo brillo), te lo corico sotto la tavola, gli prendo la tessera che serve a rientrare nel cimitero e ritorno senza di lui; così avrete da far solo con me. Se è già cotto, gli dico: 'Vattene che farò io il tuo lavoro'. Egli se ne andrà e io vi toglierò dal buco.»
      Jean Valjean gli stese la mano, sulla quale Fauchelevent si precipitò, con una commovente effusione contadinesca.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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