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Il carro girò intorno a un gruppo di cipressi, lasciò il viale e ne prese uno più piccolo, entrò nei campi e si cacciò fra i macchioni: ciò indicava l'immediata prossimità della sepoltura. Fauchelevent rallentava bene il passo, ma non poteva far rallentare il carro funebre; fortunatamente, il terreno cedevole e bagnato dalle piogge invernali faceva affondar le ruote e rendeva più pesante il cammino.
Egli s'avvicinò all'affossatore.
«C'è un ottimo vinetto d'Argenteuil,» mormorò.
«Paesano,» riprese l'uomo, «io non dovrei essere affossatore. Mio padre era portiere al Pritaneo e mi destinava alla letteratura; ma ebbe delle disgrazie e subì perdite in borsa, ed io ho dovuto rinunciare ad essere autore. Però, sono ancora scrivano pubblico.»
«Non siete affossatore, dunque?» ribatté Fauchelevent, afferrandosi a quell'appiglio, ben fragile invero.
«Una cosa non impedisce l'altra. Accumulo.»
Fauchelevent non comprese bene quell'ultima parola.
«Andiamo a bere,» disse.
Qui è necessaria un'osservazione. Fauchelevent, per grande che fosse la sua angoscia, offriva sempre da bere, ma non si spiegava sopra un punto: chi paga? Di solito, Fauchelevent offriva e papà Mestienne pagava. L'offerta di bere scaturiva evidentemente dalla situazione nuova, creata dal nuovo affossatore, e bisognava farla; ma il vecchio giardiniere, non senza intenzione, lasciava nell'ombra il proverbiale quarto d'ora di Rabelais. Quanto a lui, Fauchelevent, per commosso che fosse, non si sentiva di pagare.
L'affossatore proseguì, con un sorriso di superiorità:
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Argenteuil Pritaneo Fauchelevent Fauchelevent Mestienne Rabelais Fauchelevent
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