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      Una voce di ragazzo disse:
      «De profundis.»
      La voce grave ricominciò:
      «Requiem aeternam dona ei, Domine
      E la voce infantile riprese:
      «Et lux perpetua luceat ei.»
      Sentì sulla tavola che lo ricopriva qualche cosa di simile al dolce cadere di poche gocce di pioggia: era probabilmente l'acqua benedetta.
      Pensò: «La cosa sta per finire; ancora un po' di pazienza. Il prete se n'andrà e Fauchelevent condurrà Mestienne a bere. Mi lasceranno così, poi Fauchelevent ritornerà solo ed uscirò. Sarà la faccenda di un'ora buona.»
      La voce riprese:
      «Requiescat in pace.»
      E la voce infantile disse: «Amen.»
      Jean Valjean, coll'orecchio teso, percepì alcunché di simile a passi che s'allontanino.
      «Ecco che se ne vanno,» pensò. «Sono solo».
      Ad un tratto sentì sul suo capo un rumore, che gli parve la caduta d'un fulmine. Era una palata di terra, che cadeva sul feretro.
      Una seconda palata di terra cadde e uno dei buchi dai quali egli respirava ne fu otturato.
      Cadde una terza palata, poi una quarta.
      Vi son cose più forti dell'uomo più forte. Valjean svenne.
      VII • IN CUI SI TROVERÀ L'ORIGINE DELLA FRASE: NON PERDERE LA TESSERAEcco quel che accadeva sopra la bara in cui si trovava Jean Valjean.
      Quando il carro si fu allontanato, il prete e il chierico furono risaliti in carrozza e partiti, Fauchelevent, che non toglieva gli occhi di dosso all'affossatore, lo vide chinarsi ed impugnare il badile, ch'era piantato ritto sul mucchio di terra.
      Allora Fauchelevent prese una risoluzione suprema: si piantò fra la fossa e l'affossatore, incrociò le braccia e disse:


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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