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      «Dunque non siete morto! Oh, che coraggio avete, voi! V'ho tanto chiamato, che siete tornato! Quando vi ho visto cogli occhi chiusi, ho detto: 'Bene! Eccolo soffocato!' Sarei diventato pazzo furioso, un vero pazzo da camicia di forza, e mi avrebbero messo a Bicêtre. Che volevate che facessi, se foste morto? E la vostra piccina? La fruttivendola non avrebbe capito niente: le mettono in braccio la bambina e il nonno è morto! Che storia! Che storia, miei buoni santi del paradiso! Oh, voi siete vivo! Ecco l'importante.»
      «Ho freddo,» disse Jean Valjean.
      Quella frase richiamò completamente Fauchelevent alla realtà, ch'era urgente. Quei due uomini, sebbene rinvenuti, avevano, senza rendersene conto, l'anima torbida e dentro di loro qualche cosa di strano, ch'era il sinistro smarrimento del luogo.
      «Usciamo presto di qui,» esclamò Fauchelevent.
      Si frugò in tasca e ne trasse una borraccia di cui s'era provvisto.
      «Ma prima, un sorso!» disse.
      La borraccia completò quel che l'aria aperta aveva incominciato. Valjean bevve una sorsata d'acquavite e riprese la piena padronanza di se stesso; uscì dalla bara ed aiutò Fauchelevent a inchiodare di nuovo il coperchio.
      Tre minuti dopo, era fuori della fossa.
      Del resto, Fauchelevent era tranquillo. Aveva tutto il tempo che voleva, poiché il cimitero era chiuso e il ritorno di Gribier non era da temersi; quel «coscritto» era a casa sua, occupato a cercar la tessera e senz'alcuna possibilità di ritrovarla in casa, dal momento ch'essa si trovava in tasca di Fauchelevent.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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