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      Abitavano, non già in camerate scaldate solo durante i freddi rigorosi, ma in celle in cui non veniva mai acceso il fuoco, e si coricavano, non su materassi spessi due pollici, ma sulla paglia. Infine, non veniva loro lasciato neppure il sonno: ogni notte, dopo una giornata di lavoro aspro, bisognava, nell'accasciamento del primo riposo, nel momento in cui stavano per addormentarsi e per riscaldarsi a fatica, svegliarsi, alzarsi e andare a pregare in una cappella gelida e cupa, con i ginocchi sulla pietra.
      In certi giorni, bisognava che ognuno di quegli esseri, per turno, rimanesse dodici ore di seguito inginocchiato sul pavimento o prosternato colla faccia contro terra e colle braccia in croce.
      Quegli altri eran uomini: costoro eran donne.
      Che cos'avevan fatto quegli uomini? Avevan rubato, stuprato, saccheggiato, ucciso, assassinato: erano banditi, falsari, avvelenatori, incendierî, assassini, parricidi. Che cosa avevan fatto queste donne? Non avevan fatto nulla.
      Da un lato il brigantaggio, la frode, l'inganno, la violenza, la lubricità e l'omicidio, tutte le specie del sacrilegio, tutte le varietà del delitto; dall'altro, una sola cosa, l'innocenza, l'innocenza perfetta, quasi sollevata da una misteriosa assunzione, ancora attaccata alla terra colla virtù e già attaccata al cielo colla santità.
      Da una parte, le confidenze del delitto fatte a bassa voce; dall'altra, la confessione delle colpe, fatta a voce alta. E quali delitti! E quali colpe!
      Da una parte i miasmi, dall'altra un profumo ineffabile.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886