Gli è ch'egli ha nell'anima una perla, l'innocenza, e le perle non si sciolgono nel fango. Finché l'uomo è fanciullo, Dio vuole che sia innocente.
Se si chiedesse all'enorme città: «Chi è costui?» risponderebbe: «È mio figlio.»
II • QUALCHE SUO SEGNO PARTICOLAREIl birichino di Parigi è il nano della gigantessa.
Questo cherubino del rigagnolo (cerchiamo di non esagerare) ha talvolta una camicia, ma in quel caso ne ha una sola. Talvolta ha un paio di scarpe, ma allora non hanno suole; ha talvolta un alloggio che gli piace, perché vi trova sua madre, ma preferisce la strada, perché vi trova la libertà. Ha giochi tutti suoi, ha le sue malizie, il cui fondo è fatto dell'odio per il borghese, ed ha le sue metafore: esser morto vien chiamato da lui mangiare la cicoria dalla radice. Ha i suoi mestieri particolari, andare a chiamare le carrozze di piazza, abbassare i predellini delle vetture private, stabilire pedaggi per il passaggio da un lato all'altro delle vie, durante gli acquazzoni (lo chiama fare i ponti delle arti), strillare i discorsi pronunciati dall'autorità in favore del popolo francese, raschiare gli interstizi fra pietra e pietra; ha la sua moneta, che si compone di tutti i pezzettini di rame lavorato che si posson trovare sulla pubblica via. Questa curiosa moneta che prende il nome di cencio, ha un corso invariabile e benissimo regolato in quella piccola scapigliatura infantile.
Finalmente, ha sua fauna, che osserva studiosamente nei cantucci: la cocciniglia, l'afidio dalla testa di morto, il ragno corridore, il «diavolo», insetto nero che minaccia col torcere la coda, armata di due corna.
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Dio Parigi
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