Perfino l'ipocrisia, supremo cinismo, non la rivolta; è tanto letterata, che non si tura il naso al cospetto di Basilio e non si scandalizza della preghiera di Tartufo più di quanto Orazio non si sgomenti dei «singhiozzi» di Priapo. Al profilo di Parigi non manca neppur uno dei lineamenti del volto universale; il ballo Mabille non è la danza polinnica del Gianicolo, ma la guardarobiera vi tien d'occhio la ragazza facile, esattamente come la ruffiana Stafila vi spiava la vergine Planesia. La barriera del Circo non è un Colosseo, ma vi si è feroci come se Cesare stesse guardando; l'ostessa siriaca ha più grazia di mamma Saguet, ma, se Virgilio frequentava la taverna romana, David d'Angers, Balzac e Charlet hanno pranzato nella bettola parigina. I genî vi divampano e i pagliacci vi prosperano. Adonai vi passa, sul suo carro dalle dodici ruote di tuoni e di lampi, e Sileno vi fa il suo ingresso sul ciuchino: Sileno, leggete Ramponneau.
Parigi è sinonimo di Cosmos. Parigi è Atene, Roma, Sibari, Gerusalemme, Pantin; tutte le civiltà vi sono compendiate e tutte le barbarie anche: Parigi sarebbe rattristata se non avesse la ghigliottina.
Un po' di piazza della Grève va bene. Che cosa sarebbe tutta questa eterna festa, senza quel condimento? Le nostre leggi vi hanno saggiamente provveduto e, grazie ad esse, la mannaia sgocciola su quel martedì grasso.
XI • MOTTEGGIARE, REGNARENessun limite a Parigi. Nessuna città ha avuto questa dominazione che dileggiava talvolta coloro ch'essa soggioga: Piacervi o ateniesi! esclamava Alessandro.
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